Teatro

In cartellone

di e con: Melania Fiore 

drammaturgia  Melania Fiore, scene Massimiliano Orlandoni, costumi Sorelle Ferroni Roma, musica originale Andrea Anconetani, regia Andrea Anconetani.

Isabel di e con Melania Fiore

“Isabel” è la storia di una donna dotata di un fascino incredibile. È la prima regina della Spagna riunificata grazie al Matrimonio con Ferdinando d’Aragona. È la donna che mise in fuga i Mori e riconquistò Granada. La sovrana che sostenne l’impresa di Cristoforo Colombo e aprì al Vecchio mondo la via del Nuovo. È lei che prese in mano le redini della Chiesa diventando nota come «la Cattolica». Il monologo, dunque, ripercorre l’intera vicenda umana di questa straordinaria donna e regina: l’adolescenza, vissuta nell’ombra della malattia della madre, la sofferta entrata a corte sostenuta dalla figura paterna di Chacon e della sua guardia personale Gonzalo de Cordoba suo grande amore segreto fino all’ascesa al trono. Il racconto inizia nel 1464, anno in cui lei, che era solo una principessa, si ritrovò alla corte spagnola, coinvolta suo malgrado nelle trame familiari, fino a prevalere anni dopo, dando così inizio alla leggenda. La leggenda di una regina dal fascino immortale.

Con: Giorgia Bazzanti 

drammaturgia  Alessandro Pertosa, musica originale e suoni Frida Neri, regia Andrea Anconetani.

Circe di Alessandro Pertosa

Sulla spiaggia dell’isola di Eea, Circe, la dea immortale, la dea tremenda, ripercorre nella memoria i momenti trascorsi con Ulisse. Il suo arrivo sull’isola coi suoi uomini, gli sguardi, gli intrecci nell’amore, il momento del distacco e dell’addio. Come in una costruzione romanzesca ogni volta il suo ricordo è differente e doloroso in maniera diversa. Quanto di quel ricordo è realtà? Quanto finzione? Quanto quel dolore è necessario per simulare la propria vita? Stagliata su uno sfondo bianco in cui è proiettata l’immagine di un mare lentamente e perennemente in movimento, Circe narra la storia del suo amore con Ulisse, realizzando un racconto che si avviluppa su se stesso. Ogni volta diverso e sempre uguale. Il suono dell’acqua e l’irrompere da esso di antiche, arcane melodie, accompagna la litania eterna e dolorosa della dea che piange il suo amore eternamente perduto.

Con: Ilaria Marina Borgese,  Alessandro Fuligna, Beatrice Lotti, Davide Papasidero, riverberi poetici Alessandro Pertosa, cooperazione Fulvia Almeida, Carolina Cantinho, Teresa Silva, regia Francesca Lattanzio

Il Sogno Perduto teatro fisico

Il sogno perduto è uno spettacolo di teatro fisico che esplora la fuggevolezza della vita, la transitorietà del reale e il desiderio innato che spinge l’uomo ad andare avanti, nonostante tutto. Attraverso una serie di sequenze fisiche e acrobatiche, quattro attori/performer interagiscono tra loro in un groviglio di situazioni destinate a comporre il quadro complessivo di circostanze relazionali: la vita quotidiana, l’amore, l’insuccesso, la morte. Sullo sfondo resta l’estremo desiderio d’utopia: come illusione? come motore propulsivo? In fondo vivere la vita è come camminare su un filo: passo dopo passo, sei sempre lì lì per cadere. E magari ti aggrappi a una corda di speranza e ce la fai: ma dura poco. Perché il rischio di cadere è sempre in agguato. Tuttavia, nonostante tutto sembra sfaldarsi davanti agli occhi, nonostante la meta sembri a chiunque irraggiungibile, il sogno – benché perduto – resta pur sempre un sogno. Un sogno che ognuno di noi, perso nel suo trantran quotidiano, non può – o forse non vuole – smettere di sognare.

Con: Giorgio Sebastianelli, Chiara Neri, Alessandra Cavallari, drammaturgia Alessandro Pertosa, musica originale e regia Andrea Anconetani, 

Tiresia di Alessandro Pertosa

Tiresia Canestrari, psicanalista semicieco e al limite della disillusione per la vita, sta chiudendo il suo studio dove per decine di anni ha cercato di aiutare pazienti. Questo è stato il suo destino. Una consapevolezza che gli viene dal nome che porta. Proprio durante l’ultimo giorno di attività però si presenterà una donna che rivoluzionerà profondamente la sua vita obbligandolo a fare i conti con se stesso e con tutto quello che ha detto e professato. Il mito di Tiresia viene completamente reinterpretato attraverso il parallelismo con la figura contemporanea dello psicanalista. Nel mondo di questo nuovo Tiresia non vi sono più le certezze né la fiducia nella voce della divinità, del sacro, che animava il mondo antico. L’uomo è ormai solo con se stesso e l’unica voce che promette vaticini è quella della scienza. Ma c’è qualcosa che manca e che con la sua assenza acuisce la solitudine esistenziale dei protagonisti. C’è qualcosa, un dolore antico e persistente, che non si lascia sussumere dalle spiegazioni e dalla logica.

Con: Melania Fiore, Andrea Anconetani, drammaturgia e regia Andrea Anconetani, 

Un viaggio chiamato amore reading

Un reading che ripercorre, attraverso il filo teso dal loro fitto scambio epistolare, la travagliata storia d’amore tra il poeta Dino Campana e la scrittrice Sibilla Aleramo. Una rapporto durato in tutto meno di due anni ma che ha lasciato segni profondi nei due scrittori. Tra le righe delle parole infuocate che i due amanti si scambiano dal 1916 all’inizio del 1918,nel pieno del primo conflitto mondiale, si snoda un groviglio di sentimenti paure, tenerezze e violenze, miserie  umane e altissime invocazioni. Un vortice tortuoso di incontri, tradimenti, ricongiungimenti che arriva fino alle porte del manicomio di San Salvi dove Dino Campana chiuderà definitivamente la sua travagliata esistenza.

Con: Francesca Lattanzio 

drammaturgia musica originale e regia Andrea Anconetani, 

Majakovskij di Andrea Anconetani

Ippodromo di Mosca, 13 maggio 1929. La giovane attrice Veronika Polonskaja incontra l'uomo che cambierà radicalmente la sua vita. Si tratta del poeta Vladimir Majakovskij. Lui è un intellettuale all'apice della fama, un'autorità indiscussa, lei una ragazzina appariscente ed un po’ ingenua. La scintilla scatta inevitabile. Veronika, diventa la donna segreta del poeta. Dopo un breve periodo iniziale in cui il rapporto tra i due vive momenti di intensa, depensata felicità inizia però una spirale distruttiva che li risucchia in un vortice di incontri, partenze, confessioni, litigi. Un periodo fosco e difficile che termina il 14 aprile del 1930 con il suicidio del poeta. La morte di Majakovskij segna indelebilmente la vita di Veronika provocandole un trauma spaventoso dal quale, per molto tempo, non riesce a risollevarsi. Solo otto anni dopo quell'evento, su sollecitazione delle autorità sovietiche, la Polonskaja scrive le memorie dalle quali è tratto il nostro monologo.

Con: Andrea Anconetani (lettura e chitarra live) Giorgia Bazzanti (lettura e canto live), Alessandro Pertosa (tessitura poetica) 

La distanza della luna sul desiderio

La distanza della luna è un viaggio esistenziale dentro il minuscolo infinito di ognuno di noi, ed è allo stesso tempo anche un invito a guardare oltre, verso l’infinito e sterminato universo teso fino alle estreme lontananze. La luna, il riflesso dolce e terribile, e la distanza scatenano il desiderio, la molla che spinge ad andare, a colmare lo spazio che manca. La distanza della luna è sì la presa d’atto del nostro essere gettati in un abisso sterminato, ma allo stesso tempo è anche un viaggio. Un viaggio inteso come percorso di conoscenza ed esplorazione della vita. E così, con un fascio di desideri nel cuore e un gomitolo di farfalle negli occhi, percorreremo in lungo e in largo lo spazio che ci separa da questo splendido faro notturno, consapevoli di essere noi stessi il nostro viaggio. Siamo la strada percorsa. Ma siamo anche la strada che ci manca a raggiungere la meta lunare. Siamo quel chiarore che riflette la slabbratura da cui veniamo e da cui vengono – impetuose e feroci – tutte le nostre domande, i nostri dubbi, e i misteri terribili che coviamo nel cuore.


Con: Andrea Anconetani (lettura), Davide Eusebi (marimba e vibrafono) 

Marcovaldo da Italo Calvino

“Marcovaldo” è un libro che tutti abbiamo letto e dimenticato. Letto perché contenuto in parte nelle antologie della scuola media l’abbiamo dimenticato proprio per lo stesso motivo. E poi perché rimanda ad un periodo della nostra storia che seppur di fresca data è oggetto di involontaria rimozione; quasi si trattasse di occultare una colpa, seppellire una vecchia vergogna. Nel personaggio di Marcovaldo è contenuta una purezza che oggi facciamo fatica a riconoscere nostra ed è proprio questo uno dei motivi per cui ci è sembrato importante ritornarci su. Una voce narrante, quella di Andrea Anconetani, legge quattro tra i più bei racconti di “Marcovaldo”. Far ascoltare invece i suoni sferraglianti della città e quelli più intimi e leggeri che sono propri del mondo poetico del protagonista è compito di Davide Eusebi che li disegna efficacemente con le sue percussioni. 

In repertorio (non più disponibili)

Con: Melania Fiore e Giorgio Sebastianelli 

drammaturgia Alessandro Pertosa, musica originale Frida Neri, scene Massimiliano Orlandoni, costumi Claudia Foresi, assistente di regia Alessandra Cavallari, regia Andrea Anconetani

Antigone di Alessandro Pertosa

Questa rivisitazione di Antigone, scritta da Alessandro Pertosa, si svolge nei meandri della mente di Creonte. Ciò che accade è una proiezione degli incubi che perseguitano il Re di Tebe, dopo aver mandato a morte sua nipote, rea di non aver rispettato la legge della Città. Creonte sa di avere ragione, sa che il diritto è dalla sua parte, ma nel fondo della coscienza qualcosa lo turba. E così Antigone torna, in varie forme, a tormentargli il sonno. Torna a dirgli che la legge del potere e quella del cuore non possono coesistere. E che chi vuole risolvere la vita, chi pensa di poter dettare le regole deve far i conti comunque con la contraddittorietà del reale, che produce dolore e strazio: perché il cerchio non si chiude, i conti non tornano mai. Legge e cuore, potere e amore confliggono da sempre. Queste due condizioni opposte si equivalgono: l’una non è maggiore dell’altra. Entrambe hanno pari dignità. Entrambe hanno ragione di esistere. E anche se si elidono a vicenda, anche se non c’è alcuna possibilità di farle coesistere, stanno lì, con la loro forza contrapposta a dilaniare chiunque ne subisca il feroce dominio.

Con: Andrea Anconetani (lettura), Alessandro Pertosa (tessitura poetica

Gli infiniti ritorni di Ulisse

Conversazione teatrale

Questo spettacolo, che ha debuttato nell’estate del 2019 per T.A.U. (Teatri Antichi Uniti) è un’indagine sulla figura dell’eroe omerico nelle metamorfosi da lui assunte nei secoli. Da personaggio simbolo del nostos a ricercatore che segue “virtute e canoscenza”, fino al moderno paladino del progresso e delle grandi scoperte. In tal senso Odisseo ha letteralmente plasmato le fondamenta culturali dell’Occidente

Con: Gianluca Budini e Rodolfo Salustri 

drammaturgia Alessandro Pertosa, musica originale, ambienti sonori e suono binaurale Marco Fagotti, scene Massimiliano Orlandoni, regia Andrea Anconetani

Il Cancello di Alessandro Pertosa

Il cancello è un’ossessione. Delimita uno spazio mentale che si chiude progressivamente al mondo e scivola verso la follia. E la follia consiste nel separare lo spazio interno (della coscienza) da quello esterno (della realtà). Robert, uomo senza qualità, incontra Gabriel. Ma Gabriel non è un’altra persona. Gabriel è la passione che Robert ha gettato nel cimitero della sua mente, insieme a Ofelia, l’amore. Robert si illude di poter vivere senza passione e senza amore, ma per quanto si sforzi di allontanare da sé queste due componenti vitali, queste continuano a riemergere. Gabriel e Ofelia sono lì, sempre più presenti, fin quando Robert - perso nella sua follia - nel tentativo di uccidere Gabriel in realtà uccide se stesso. Perché chi pretende di vivere senza amore e senza desiderio muore senza averne coscienza.

Lo spettacolo è concepito per condurre i partecipanti in un’esperienza sonora immersiva, per introdurre lo spettatore nel medesimo ambiente nel quale si muovono gli attori. Un ambiente che altro non è se non la mente del protagonista. Per questa ragione abbiamo scelto di utilizzare delle tecnologie audio binaurali capaci di spazializzare i suoni (sia ambientali che musicali che delle stesse voci degli attori) e di eseguire lo spettacolo con il pubblico in cuffia in modo che l’esperienza dello spettatore sia coinvolgente e realistica al massimo grado.

Con: Maddalena Fenucci e Michele Salvatori 

drammaturgia Umberto Piersanti, musica originale Davide Eusebi, scene Massimiliano Orlandoni, costumi Claudia Foresi, assistente di regia Alessandro Alfieri, regia Andrea Anconetani

Anime Perse dai racconti di Umberto Piersanti

Narrazione a due voci di quattro racconti tratti dall'omonimo libro del poeta Umberto Piersanti che descrivono altrettanti fatti delittuosi realmente compiuti da persone che sono o sono state ospiti di centri di recupero del Montefeltro. Quelli che un tempo si chiamavano “Manicomi criminali”. Fatti di emarginazione sociale, reati - certo - commessi da individui affetti da gravi disturbi psichiatrici. Vicende che Piersanti descrive senza indulgere a moralismi, senza giudicare, con la delicatezza e l’immaginazione del poeta. “Anime Perse” è un viaggio in alcune delle dimensioni più oscure e perturbanti dell’animo umano. Un viaggio che non si conclude mai lasciando aperta la strada del dubbio e della compassione. Da dove vengono queste persone? Che cosa è scattato nelle loro menti? Che cosa pensano ora, come vivono? Ci potrà mai essere per loro una qualche redenzione? Sono le domande che ci facciamo davanti a queste storie, a questi lampi di vite smarrite che non hanno trovato la pace. [A.A] 

Con: Maddalena Fenucci 

drammaturgia Alessandro Pertosa, scene Massimiliano Orlandoni, costumi Claudia Foresi, regia Andrea Anconetani

Cassandra di Alessandro Pertosa

I temi portanti di questa Cassandra sono quelli del tempo e del rimpianto. Chi ha desiderato ed ottenuto il dono della profezia vive sospeso in un astratto, infinito presente. Per tutti il passato è il regno del rimpianto, il luogo dell'ineluttabile, del già compiuto. Ma per chi ha avuto il dono-dannazione della profezia il tema del rimpianto si proietta all'infinito e non v'è nessuna salvezza possibile neppure nel futuro. L'unico scampo all'inferno della veggenza è la fuga in viaggi immaginari, impossibili e romanzeschi. In questo monologo di Alessandro Pertosa la Cassandra mitologica rimane sullo sfondo, presupposta, mentre a svelarsi (e ri-velarsi) e il suo mondo interiore, l'intimo straziante dolore sotteso al conoscere. La schiacciante violenza della verità [A.A] 

Con: Paola Giorgi e Gian Paolo Valentini 

scene Hisako Mori e Monica Gattari, regia Andrea Anconetani

Giorni Felici di Samuel Beckett

Happy Days” è un’espressione che gli inglesi usano comunemente per indicare, in senso ironico, i “bei giorni passati”. Ed è di questo che ci parla “Giorni Felici”: del tempo; del tempo passato, soprattutto, del trascorrere inesorabile del tempo in quel deserto che è la vita. Di come per trascorrerlo questo tempo si sia coartati ad eseguire, ritualmente, azioni consolanti quanto vuote a proferire incessantemente parole con le quali si prova a riempire i vuoti. Di come la costrizione estrema sia condizione dell’esistere: “legge di natura”, che nega la tensione a volar via: “in su, nell’azzurro, come una piuma”. Non ci è dato che il passato ma solo nello struggente ambito della memoria; del futuro non v’è che il presagio liberatorio della morte, del ritorno all’inorganico, al quale però, nel suo feroce aggrapparsi alla vita, il vivente non può cedere, dilaniato tra due tensioni opposte, verso il basso e verso l’alto. Testo di estrema complessità, colmo di rimandi e ossessioni, quello di “Giorni Felici” costituisce anche una grande prova d’attrice che Paola Giorgi affronta con coraggio e compiuta maturità artistica. 

Con: Fiorella Talamonti e Lara Catena

drammaturgia Alessandro Pertosa, regia Andrea Anconetani

Apocatastasi di Alessandro Pertosa

"Apocatastasi" è un testo originale di Alessandro Pertosa (filosofo, saggista e drammaturgo). Il tema viene affrontato metaforicamente attraverso l'incedere ciclico di scene che non evolvono in alcuna direzione sostenute da un fitto dialogo tra le due protagoniste (una madre in fin di vita ed una figlia) in cui la parola rimane incapace di aprire orizzonti di senso pur evocando un'attesa che potrebbe rimanere sempre frustrata.